Quali sono state le principali novità di quest’anno?
Per il corso di “Tecnico superiore per servizi trasporti e logistica” sono stati stipulati una serie di accordi con gli operatori per stage semestrali in Campania, Lazio e Nord Italia. Queste esperienze sul campo partiranno da gennaio per concludersi alla vigilia degli esami di fine percorso previsti a luglio. I ragazzi accederanno alle aziende sulla scorta di un piano formativo realizzato ad personam,
sulla scorta di appositi colloqui. Convenzioni su tutto il territorio italiano sono state stipulate inoltre anche con imprese aeronautiche e ferroviarie.
Quanto spazio è stato riservato nei programmi per le tecnologie 4.0?
Abbiamo puntato moltissimo sull’informatica applicata attraverso tre laboratori di 100 ore ciascuno dedicati a tre applicativi rispettivamente per la gestione magazzini, costi e intermodale. Un input che ci è arrivato direttamente dalle imprese. In generale, è la natura stessa dell’offerta degli Istituti Tecnici Superiori a soddisfare la filosofia dell’industria 4.0. Questa, infatti, valorizza non solo le attività di produzione ma soprattutto il capitale umano, basandosi essenzialmente sulla preparazione adeguata degli operatori. Ad oggi, in tutta Italia sono partiti solo 7-8 progetti scolastici aggregati a veri e propri piani industriali innovativi. Un meccanismo che nel nostro caso non si è ancora attivato ma siamo pronti fare la nostra parte.
Dove bisogna intervenire per accelerare il processo?
In realtà dobbiamo rimetterci semplicemente al passo con realtà che in questo settore, penso alla Germania, sono avanti una decina d’anni rispetto a noi. Al centro dell’attenzione delle aziende c’è ormai la valorizzazione della risorsa umana, non più considerata come elemento passivo del processo di produzione. Soprattutto nel settore servizi e manutenzione. Qui gli operai sono diventati “verificatori di sicurezza” e non si tratta solo di una questione semantica: quello che si richiede anche alle qualifiche più basse è la capacità di valutare istante per istante.
A che punto siamo su questa strada?
In un contesto nazionale a macchia di leopardo la consapevolezza di questa nuova tendenza comincia a fare breccia anche al Sud. Chiaramente dipende dai livelli dimensionali dell’impresa, dalla sua interazione con il territorio. Un segnale positivo in Campania è giunto dal progressivo coinvolgimento della Regione che ha favorito l’attivazione di altri tre ITS che si sono aggiunti ai tre già esistenti. Ma indicazioni interessanti arrivano anche da Roma, con l’aumento della dotazione finanziaria prevista da un emendamento alla legge di Bilancio, e da Confindustria che si è detta disponibile a mettere a disposizione un forum permanente dedicata al nostro particolare canale formativo. D’altro canto basta guardare alle cifre che hanno caratterizzato il settore negli ultimi anni: i corsi su tutto il territorio italiano sono passati da 100 a ben 270.
Giovanni Grande