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» »Unlabelled » MAGGIO 2018 PAG 13 - Dipartimento del mare per efficientare la burocrazia



Giovanni Pettorino, Ammiraglio Ispettore Capo delle Capitanerie di Porto, durante la recente assemblea Federagenti tenuta in Sardegna, ha espresso il suo pensiero su un tema ricorrente durante l’Assemblea Sarda, l’istituzione di un Ministero del Mare

Quali valenze può avere una simile iniziativa?
Circa le richieste avanzate che invocano un ministero del mare che in un paese come il nostro che ha 500mila chilometri quadrati di mare e ottomila chilometri di coste, su cui abbiamo diritti e doveri, è un’idea da prendere in seria considerazione, con un solo limite, che per realizzarlo occorrerebbe una norma primaria, ovvero un intervento normativo importante. Credo che il prossimo governo abbia però delle emergenze prevalenti e quindi esiste il rischio che se ci concentriamo su questo le esigenze contingenti non faranno concretizzare questa pur ottima iniziativa.

E quindi quale alternativa?
Molto più realistico sarebbe creare un dipartimento del mare che sotto la Presidenza del Consiglio possa raccogliere le tante istanze ormai disperse tra tante amministrazioni pubbliche: parlano di mare almeno sei, sette ministeri e quindi quando c’è una iniziativa che interseca le competenze di alcuni ministeri, chiaramente la decisione politica ne risulta molto rallentata. Per efficientare questa funzione decisionale potrebbe essere individuato un dipartimento del mare presso la Presidenza del Consiglio cha abbia la capacità di mettere insieme competenze di più ministeri per realizzare e consegnare al vertice politico determinazioni più efficienti e più rapide nella concretizzazione. Questo è un intervento che non richiederebbe interventi particolari e quindi più realisticamente fattibile, come ad esempio con la Protezione Civile che quando fu istituita come dipartimento presso il Consiglio dei Ministri è decollata divenendo una organizzazione importante.

Un’opinione sulla riforma dei porti?
Accogliamo quanto di buono è stato fatto dalla riforma dei porti e se occorre qualche cambiamento si può fare attraverso correttivi: pensare di cambiare radicalmente l’amministrazione dei porti non è dal punto di vista dell’efficacia, dell’economicità, particolarmente produttivo. La riforma ha il grande pregio di aver ridotto le governance, di averle efficienatate e di aver inserito i porti nel più ampio panorama logistico del paese.

Quali sono le azioni prioritarie delle Capitanerie?
Noi abbiamo grandi professionalità con la capacità inconsueta nelle pubbliche amministrazioni, di essere eclettici, ovvero di poter affrontare tematiche di ordine operativo come l’operazione di soccorso nel Mediterraneo centrale con 4500 missioni in quattro anni durante le quali sono state salvate oltre 600mila persone. Quando siamo il primo centro ad intervenire perché non si verificano le condizioni per altri interventi allora abbiamo l’obbligo morale di intervenire e anche quello giuridico come ci impongono le nostre leggi e le convenzioni internazionali da noi ratificate. Ma anche in questo esiste un sovrapporsi di amministrazioni, durante un’operazione di soccorso di migranti si intersecano le competenze di almeno quattro-cinque ministeri e anche in questo caso sarebbe opportuno raggruppare la materia in un unico dipartimento come suggerito per il mare. Sull’argomento è intervenuto anche Nereo Marcucci che ha espresso un pensiero in linea con l’Ammiraglio Pettorino “Sul dibattito sulla ricostituzione del Ministero del mare dobbiamo fare una riflessione approfondita e con un risultato a mio parere negativo. Non bisogna scomporre una realtà la cui aggregazione ha significato interlocuzione unitaria, interventi coerenti e raggiungimento di successi; ora è ancor più necessario, e negli anni futuri, considerare che cambiamenti radicali, di tipo organizzativo, la digitalizzazione, l’arrivo di tecnologie impattanti, alcuni cambiamenti normativi come il Codice Doganale Comunitario e così via dicendo, suggeriscono non la compattezza e l’unitarietà come massa critica per contrattare, ma come integrazione di fattori dello stesso sistema industriale per poter discutere con interlocutori che sperabilmente abbiano la stessa apertura di quelli che abbiamo frequentato in questi ultimi anni.
ADC

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