Un viaggio nel Sud che funziona. All’avanguardia in settori tecnologici di punta ma anche attento all’aggiornamento delle sue specificità territoriali. Tra aerospaziale e digitalizzazione, fermenti culturali e turismo che cresce, riserva di intelligenza ed opportunità da agganciare. Un itinerario che si discosta dalla “rassegnazione come soluzione”. Antidoto a quella “cavalcata nel deserto” che dagli anni novanta al 2015 ha registrato di nuovo l’acuirsi delle distanze, dopo la convergenza dei principali indicatori sociali ed economici degli anni dell’intervento nel Mezzogiorno.
Manager e imprenditore di grande esperienza internazionale, Riccardo Maria Monti ci accompagna lungo un percorso virtuoso. Viaggio a tappe tra aerei in fibra di carbonio e seta ricavata dagli scarti agricoli, rivalutazione del patrimonio artistico e sviluppo di applicazioni di successo. Collezione di “verità inaspettate e segnali positivi, offerti da imprese straordinarie e persone coraggiose, testimonianze di forza e simboli di affermazione”. Per dimostrare come, nonostante l’Italia abbia scelto di ignorare volutamente la questione meridionale (“il più grande squilibrio territoriale presente in tutta Europa”), il Sud possa trarre da se stesso, e da una ripresa d’azione che andrebbe a beneficio di tutto il sistema Italia, esempio ed energia per rimettersi in cammino.
Da qui gli otto punti indicati a mò di ricetta che “in pochi anni consentirebbe un vero rilancio, rendendo il meridione un territorio attrattivo per gli investimenti”. “Azioni sostenibili sia finanziariamente sia politicamente e che, se rese operative per un tempo congruo, potrebbero assicurare un cambio di passo decisivo”.
Tra queste, la valorizzazione, l’implementazione e la stabilizzazione di alcune misure già esistenti, come la Riserva di investimento e infrastrutture, con una quota fissa di almeno il 35% di tutti gli investimenti infrastrutturali da allocare al Mezzogiorno per dieci anni, “essendo la dotazione quantitativa e qualitativa di infrastrutture, uno dei campi in cui il ritardo del sud è più evidente”; lo sviluppo dell’infrastrutturazione digitale; la decontribuzione delle nuove assunzione per cinque anni; l’estensione del Super ammortamento del 140% per investimenti innovativi in tecnologie manifatturiere.
Grande l’attenzione andrebbe posta anche allo strumento dei contratti di sviluppo e all’avvio delle ZES, considerate “la possibile risposta al drammatico deficit di capacità di esportazione del Sud” e allo stesso tempo il grimaldello per “risolvere molti dei problemi di una burocrazia e di una pubblica amministrazione in genere profondamente disfunzionali”.
Fondamentale, in questo contesto, il ruolo della logistica, “una storica grande criticità delle infrastrutture meridionali”. “E’ fondamentale nel programma di investimenti potenziare molto la cosiddetta intermodalità. Se i porti di Gioia Tauro o Taranto avessero avuto dei buoni collegamenti ferroviari, la storia della logistica in Italia sarebbe stata molto diversa”.
Tutte misure – “poche decine di milioni di euro che, se associati a tutti gli altri aspetti della ricetta, potrebbero generare uno sviluppo duraturo e fermare la crisi demografica” – che andrebbero alimentate da investimenti in istruzione, ricerca e innovazione. “Il nuovo Sud che dobbiamo e vogliamo costruire è anche un territorio che attira talenti, che li trattiene e che li aiuta a crescere”.
Recensioni: giovanni.grande@portoeinterporto.it