Si chiama “Zone Economiche Speciali e Zone Logistiche Semplificate” lo studio pubblicato dal Consiglio e dalla Fondazione Nazionale dell’Ordine dei Commercialisti e degli Esperti Contabili per fornire una panoramica delle misure previste e offrire suggerimenti a carattere valutativo sui rischi di implementazione di tali misure.
Il report, realizzato nell’ambito del progetto di attività d’impresa del CNDCEC dal gruppo di lavoro “Economia del Mare e della Logistica”, analizza, in particolare, le risorse e gli strumenti disponibili attualmente a disposizione delle Regioni nell’ambito delle politiche di coesione nonché gli accorgimenti per rendere efficaci le ZES e raggiungere l’impatto economico e sociale previsto.
“La normativa sulle Zone Economiche speciali prima – e quelle sulle Zone Logistiche Semplificate dopo – rappresenta un importante passo in avanti sulla strada del rafforzamento del sistema logistico che ruota intorno ai porti italiani a lungo sottodimensionati e deficitari di interventi di rilancio strutturale,” sottolinea, nella presentazione del documento, Achille Coppola, Segretario del CNDCEC. “In particolare al Sud l’istituzione delle ZES può favorire il miglioramento dell’infrastrutturazione portuale, rilanciare le attività d’impresa e i processi di semplificazione amministrativa, ridando slancio all’economia del mare, certamente uno degli assi portanti dello sviluppo economico del Mezzogiorno e dell’Italia”.
Inquadrando le opportunità offerte dallo strumento nel più ampio quadro della politica europea per lo sviluppo delle “Autostrade del Mare” e della Belt and Road Initiative la ricerca passa in rassegna in modo puntuale, attraverso un focus sul caso Campania (prima regione in Italia a istituire una ZES), presupposti giuridici, misure economiche e amministrative, interventi infrastrutturali a supporto e natura della governance di questa misura. E indica in 12 punti i suggerimenti per favorirne lo sviluppo.
Le ZES, viene sottolineato in uno di questi, “non sembrano istituire nuovi regimi agevolativi, quanto piuttosto sembrano declinare e indirizzare gli strumenti nazionali e regionali esistenti mettendo a sistema gli incentivi”. “Ciò non rileva da un punto di vista dell’efficacia, purchè gli interventi siano adeguati ai fabbisogni e sia possibile, con riferimento agli incentivi già attuati, identificare gli indicatori relativi”.
Tra le priorità individuate nel capitolo sull’accesso alle infrastrutture: “una chiara individuazione dei siti prioritari e degli interventi prioritari all’interno degli stessi; una distinzione degli interventi finanziati rispetto a quelli da finanziare; l’analisi della sostenibilità complessiva degli interventi; l’analisi di coerenza e integrazione con le agevolazioni previste”.
Per quanto concerne la governance viene chiesta maggiore trasparenza. “Sarebbe utile che il partenariato fosse coinvolto in riunione periodiche sullo stato di attuazione, i risultati e le criticità incontrate, così come previsto nei regolamenti vigenti sull’utilizzo dei fondi europei, e che, se si intende investire ulteriori risorse anche nelle programmazioni future, si prevedano attività di valutazioni indipendenti”. Un processo che andrebbe effettuato “non solo in fase ex ante ma soprattutto in itinere”, considerando che ci troviamo nella fase terminale di un ciclo di programmazione di fondi. “Le risorse temporali e finanziarie a disposizione, infatti, fanno pensare che occorrerà già pensare a ciò che accadrà dopo il 2020, valutando sin d’ora in quali condizioni potrebbero trovarsi le ZES e di cosa potrebbero aver bisogno”.
In chiusura, le misure da affiancare alle ZES che, da sole, non possono risollevare l’economia del Mezzogiorno. Tra queste la realizzazione rapida ed efficace di un sistema logistico-trasportistico meridionale da inquadrare nel contesto nazionale del Piano Nazionale dei Trasporti, orientando i fondi europei e quelli nazionali a una programmazione e a un’attuazione concertate, attente e mirate”. Una messa a sistema che favorirebbe “complementarietà e valorizzazione dei siti portuali, sfruttandone le peculiarità ed evitando che i programmi strategici perdano di consistenza sovra regionale e vengano concepiti con limiti di un’ottica troppo locale”.
RedMar