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» » LUGLIO 2021 PAG. 21 - Incentivare la vocazione multipurpose di Livorno

 


Non solo Darsena Europa ma collegamenti intermodali e rilancio industriale. Luciano Guerrieri, presidente dell’AdSP del Mar Tirreno Settentrionale illustra la strategia di rafforzamento del sistema portuale toscano, tra i grandi progetti infrastrutturali avviati e la ricerca di uno specifico ruolo nel Mediterraneo.

Ha già trovato parte del lavoro impostato. Quali sono gli obiettivi per i prossimi mesi?

L’AdSP è certamente coinvolta in progetti importanti che hanno polarizzato il dibattito sul futuro del porto di Livorno come la Darsena Europa e lo scavalco ferroviario. Ma c’è ancora altro da fare. Un’opera come il raccordo ferroviario, che ci collegherebbe in modo ottimale alla rete dell’alta capacità senza entrare nel nodo di Pisa, risulterebbe essenziale. Questo è un obiettivo che perseguiremo in modo determinato.

Il futuro del sistema portuale sta nelle connessioni con il territorio…

Nella logica degli interventi sull’ultimo miglio affronteremo in modo dettagliato le potenzialità intermodali per convogliare i flussi anche verso l’interporto di Guasticce. Punteremo anche su tutti gli strumenti offerti dalle tecnologie digitali senza trascurare la parte ambientale. Poi c’è tutta la parte finora appena abbozzata dalla regione che riguarda la Zona Logistica Semplificata che può rappresentare la giusta risposta alle crisi industriali che vive il territorio. Si tratta di situazione complesse che necessitano di risposte adeguate.

Quali?

Il pacchetto insediativo non può limitarsi a mettere a disposizione aree retroportuali, benché infrastrutturate al meglio. Per favorire la nuova industria servono incentivi economici e fiscali ma soprattutto certezza dei percorsi, percorribilità amministrativa. L’obiettivo non è solo far fluire i traffici in modo veloce ma creare le condizioni per nuovi insediamenti produttivi, sostenibili, innovativi e in linea con la vocazione manifatturiera delle nostre aree.  

La vocazione del porto di Livorno?

Siamo uno scalo multipurpose e continueremo su quella strada. Ro-ro, cellulosa, crociere e container sono settori in cui possiamo continuare a dire la nostra. Il 2026 è un traguardo sfidante per la consegna di un’opera di grandi dimensioni come la Darsena Europa, ci sono tante variabili da considerare. Ma saremo impegnati al massimo sui diversi fronti che la caratterizzano. Ci sono 15 milioni di metri cubi di materiale da spostare, quasi quattro chilometri di nuove dighe foranee da realizzare. Si apre un ventaglio di possibilità in termini di nuovi traffici che vaglieremo in modo approfondito.     

Un cantiere all’aperto. Influirà sull’operatività?

Tra le nostre necessità c’è anche quella di intervenire sulle banchine preesistenti. Certo non sarà semplice coordinare tutti gli interventi. Andiamo incontro ad una fase di grande complessità che andrà gestita rimboccandoci le maniche. Completare tutto in un arco di 4-5 anni non sarà facile.

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