Via libera della Commissione europea alla tonnage tax del Portogallo
Nulla osta da parte di Bruxelles alle misure adottate in Portogallo per favorire la competitività del settore marittimo. Si tratta, in particolare, dell’introduzione del regime della tonnage tax e di un programma di sostegno per la gente di mare. Norme che a detta del commissario alla Concorrenza, Margrethe Vestager, “aiuteranno il settore dei trasporti marittimi dell’Ue a rimanere competitivo sul mercato mondiale, salvaguardando nel contempo le competenze e l’occupazione”. Il nuovo sistema fiscale adottato prevede che la tassazione forfetaria parametrata al tonnellaggio della flotta venga applicato “ai ricavi di una compagnia di navigazione generati direttamente dalle attività di trasporto marittimo e agli introiti accessori strettamente connessi con le attività di navigazione nonché ai ricavi derivanti da attività di rimorchio e di dragaggio”. Inoltre, per le unità più rispettose dell’ambiente, è contemplata la possibilità di un’ulteriore riduzione del 10-20% della base imponibile nell’ambito del regime di tonnage tax. In merito al sostegno alla gente di mare il governo lusitano ha introdotto l’esenzione dal pagamento dell’imposta sul reddito delle persone fisiche per i marittimi impiegati su navi che possono beneficiare del regime della tonnage tax e il versamento di contributi di previdenza sociale ridotti.
Guida italiana per il progetto Ocean2020
Si chiama Ocean2020 il progetto per la sorveglianza marittima e le missioni di interdizioni in mare che vedrà il gruppo italiano Leonardo a capo di un consorzio formato da 42 partner di 15 Paesi europei con un finanziamento di circa 35 milioni di euro. Caratteristica dell’iniziativa è l’integrazione nelle attività della flotta marittima di droni e sottomarini senza equipaggio che forniranno informazioni aggiuntive a quelle ricavate con i sistemi convenzionali: in questo modo sarà possibile fornire ai comandanti militari un quadro completo e aggiornato della situazione. Due le dimostrazioni reali di operazioni previste nel 2019-2020, una nel Mediterraneo a guida italiana, l’altra nel mar Baltico coordinata dalla marina svedese. Dal punto di vista tecnologico Ocean2020 consentirà di potenziare e integrare piattaforme a pilotaggio remoto di diverso tipo (ala fissa, ala rotante, di superficie e subacquee) con il centro di comando e controllo delle unità navali, prevedendo lo scambio dati via satellite con centri di comando e controllo a terra. “Il nostro team – ha spiegato l’Ad di Leonardo, Alessandro Profumo – si è imposto in una procedura competitiva grazie a una proposta tecnologicamente innovativa e di grande valenza strategica, frutto di un’intensa ed efficace collaborazione tra tutti i partner del consorzio”. Nel dettaglio, le due dimostrazioni reali previste da Ocean2020 saranno condotte da flotte europee con impiego di sistemi “unmanned” aerei, di superficie e subacquei. La prima, in programma per il 2019, sarà coordinata dalla Marina Militare Italiana, e prevede l’impiego degli elicotteri senza pilota di Leonardo – Hero e Solo – sia per le operazioni condotte da unità navali italiane sia per attività in collaborazione con i sistemi di altri partner europei. La seconda dimostrazione, che si svolgerà nel 2020 nel Baltico, sarà coordinata dalla Marina Militare svedese. Le informazioni e i dati ottenuti dai diversi sistemi nell’ambito di queste due dimostrazioni verranno elaborati e inviati ad un prototipo di centro di comando e controllo europeo dislocato a Bruxelles.
Resistenze europee nella riduzione delle emissioni
C’è anche l’Italia tra le nazione dell’Ue che meno si sono impegnate nel sostenere l’adozione di misure per ridurre le emissioni di gas serra prodotte dallo shipping. È quanto sostiene Tansport & Enviroment, organizzazione non governativa con sede a Bruxelles che riunisce 50 organizzazioni con l’obiettivo di promuovere una politica globale dei trasporti più sostenibile. T&E, in particolare, ha condotto una classificazione degli Stati comunitari in base al loro impegno in ambito ambientale. Ne è emerso che i Paesi più virtuosi sarebbero Germania, Belgio e Francia seguite da Olanda, Spagna, Svezia, e poi Regno Unito, Danimarca, Lussemburgo e Finlandia. La ricerca evidenzia la netta divisione tra un’Europa settentrionale, più impegnata verso il raggiungimento di un accordo per la riduzione delle emissioni dello shipping, e gli Stati dell’Europa meridionale ed orientale, ad eccezione della Spagna, meno propensi ad impegnarsi. “Quando nel 2017 il Parlamento europeo ha chiesto iniziative sulle emissioni dello shipping – ha commentato Faig Abbasov, ufficiale marittimo di T&E – le principali potenze marittime europee si sono espresse perché la questione venisse affrontata in sede IMO. Ora questi stessi paesi stanno lavorando per far naufragare un possibile accordo sul clima. Lo shipping non può più trarre vantaggio dagli sforzi compiuti da altri settori. O i governi europei si impegnano seriamente a conseguire un buon risultato in sede IMO oppure dovranno accettare soluzioni al di fuori di quest’ambito”.