Con un uomo al comando come il Prof. Mario Draghi il nostro settore, siamo certi, troverà un interlocutore non solo attento ma capace di capire e comprendere la centralità della logistica e delle infrastrutture per il rilancio strutturale del nostro Paese. Ma non solo; un altro tema, senza dubbio al centro della agenda di Governo, riguarderà la semplificazione della burocrazia, altro punto chiave per sostenere sviluppo ed attrarre investimenti.
Il settore della logistica ha mostrato e dimostrato, in questi ultimi dodici mesi, il suo inestimabile valore per il sistema Paese; da settore operante quasi nell’ombra, senza una sua definizione nella testa della gente, siamo diventati, con gli accadimenti pandemici, prima servizio “essenziale” ora settore “strategico” per la distribuzione dei vaccini alla popolazione. Eppure ancora oggi si stenta a comprendere quanto sia la logistica che le infrastrutture siano il vero tassello vincente di un Paese che voglia seriamente rilanciarsi.
Pensiamo alla Liguria. Nei prossimi anni il più importante snodo logistico portuale italiano sarà fortemente condizionato dalla messa in sicurezza di tutta la sua rete autostradale, la programmazione commerciale degli scali ne risentirà, come le strategie di tutti gli operatori creando un handicap difficilmente sanabile se non a conclusione dei lavori. La prospettiva è quella di un aumento inevitabile dei costi della logistica, tempi più lunghi, colli di bottiglia, riduzione dei viaggi e dell’efficienza. Tutto questo perché il Paese ha smesso 30 anni fa di programmare il proprio futuro. Per tentare di recuperare almeno in parte questo gap temporale e di investimenti è necessario agire subito su: sburocratizzazione – per ridurre tempi inutili e costi superflui; sostenere modelli normativi in grado di attirare investimenti e produzione – Zone Logistiche semplificate; mettere seriamente in rete la PA e gli operatori privati attraverso la creazione di uno standard univoco di dialogo informatico, basta con la presa in giro di Sportelli Unici dove la sola unicità è stata quella della loro impossibilità ad essere realizzati. E’ venuto il tempo di guardare ad investimenti – infrastrutture e tecnologia – e semplificazioni, per avviare una riforma strutturale di quella che in Europa è già da decenni la prima industria di ogni Paese, vale a dire la Logistica.
Dotare le aziende italiane di una rete portuale ed aeroportuale aggiornata tecnologicamente ed interconnessa dal punto di vista infrastrutturale, significa non solo agevolare settori strategici, come l’import ed export, ma dotare oltre centomila aziende, che danno occupazione ad oltre un milione di persone, di un set minimo di strumenti necessari a poter avere un ruolo sugli scenari internazionali. Già penalizzati da un costo del lavoro fuori mercato e da una zavorra amministrativa che non ha pari in Europa e nel mondo, non ci resta che la carta della semplificazione e della tecnologia in attesa che nei prossimi 10 anni vengano costruite le infrastrutture che attendiamo da vent’anni.
Guardiamo a Genova, dove esiste un imponente piano di investimenti sul porto, dalla viabilità interna che verrà quadruplicata, alla nuova diga, alle nuove tracce ferroviarie, al potenziamento degli snodi autostradali. Uno sforzo imponente che ha richiesto, per vincere le pastoie della burocrazia, la nomina di un commissario straordinario con provvedimento ad hoc. Il primo porto italiano è costretto alla rincorsa dei concorrenti europei. Questo stato di cose deve cambiare, non esistono prove di appello, ma solo una generale chiamata, quella che i greci chiamavano timè, vale a dire il sentimento personale e di un popolo di porre gli interessi generali, coincidenti oggi con quelli dello Stato, e l’orgoglio per il bene pubblico, davanti ad ogni interesse particolare e di parte.
Giampaolo Botta
General Manager Spediporto