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» » SETTEMPRE PAG. 14 - Blue economy, aspetto esistenziale del nostro Paese

 

Dopo più di un anno caratterizzato dalla pandemia che ha “bloccato il mondo”, possiamo cominciare a guardare alla ripresa economica con un po’ più di ottimismo, anche se non tutti i problemi sono stati risolti e vi sono ancora comparti del trasporto marittimo in difficoltà.

Per quanto riguarda l’Italia, nonostante il protrarsi degli effetti della crisi causata dalla pandemia da Covid19, alla fine del 2020, con circa 15 milioni di tonnellate, la flotta mercantile italiana mantiene la sua posizione tra le principali flotte mondiali e nei primi mesi del 2021 registra la consegna di nuove costruzioni per quasi 700.000 tonnellate di stazza lorda.

Per poter continuare a garantire i flussi di merci via mare – che nel mondo rappresentano circa il 90% del commercio globale – è urgente consentire l’accesso di tutti i lavoratori marittimi ai vaccini considerando che, a causa delle nuove varianti del virus, molti paesi stanno reinserendo restrizioni sanitarie per contrastare la pandemia con imposizioni che già nel 2020 hanno creato la crisi dei cambi di equipaggi per le navi di tutto il mondo.

Oggi più che mai la blue economy è un aspetto esistenziale per il nostro Paese: la ripresa e la crescita sostenibile del Paese dipenderanno anche dall’importanza che verrà data a questo cluster che produce 34 miliardi di euro all’anno, pari al 2% del PIL fornendo occupazione a 530 mila persone.

Tutto il cluster marittimo chiede da tempo una governance unitaria del mare che ponga al centro la blue economy. Ma, ancora oggi gli operatori marittimi non hanno un punto di riferimento competente e le loro problematiche fanno capo a 8 ministeri diversi.

Sicché, il nostro Paese pur trovandosi in una posizione privilegiata, vera piattaforma al centro di un mare come il Mediterraneo ove passa circa il 20% dell'intero traffico marittimo mondiale, è fortemente svantaggiato a causa di un gap logistico-infrastrutturale pari a circa 70 miliardi di Euro all’anno: cifra allarmante per un Paese importatore, trasformatore ed esportatore, che fonda la sua competitività nel contesto globale sulla capacità ed efficienza del sistema logistico. In questo contesto occorre con urgenza connettere le aree portuali con tutte le altre reti per la distribuzione delle merci.

Inoltre, il nostro Paese soffre di un apparato burocratico e normativo che spesso invece di favorire lo sviluppo lo frena. In questo momento, difficilmente replicabile grazie al grande prestigio internazionale di cui gode il Presidente del Consiglio e tutto il Governo, sostenuto tra l’altro da un’ampia maggioranza parlamentare, il nostro Paese non ha più scuse per completare le riforme e trasformare la burocrazia in volano di sviluppo.

Sicuramente la digitalizzazione favorirà anche l’efficienza del nostro sistema logistico oltre che dell’intero Paese, ma anche nell’ottica della transizione ecologica, un accentramento delle competenze ed una realistica pianificazione sono indispensabili per rendere concreta la decarbonizzazione del trasporto marittimo, ed è molto importante ascoltare le componenti dell’industria.

Oltre al problema della mancanza di una infrastrutturazione adeguata alle nuove esigenze delle navi, all’esigenza di investimenti massivi, vi è il problema del loro finanziamento. Le navi trasportano il 90% del commercio mondiale e in 10 anni hanno già ridotto del 30% le loro emissioni ma per ipotizzare il raggiungimento dell’obiettivo di zero emissioni nel 2050, o si affronta la decarbonizzazione in maniera pragmatica oppure dobbiamo cominciare a pensare che nel 2050 non si utilizzerà più il trasporto marittimo.

La transizione ecologica, la digitalizzazione e la decarbonizzazione con l’agenda 2030-2050, ad oggi, sono i suggestivi titoli di un programma ambizioso che, però, deve essere riempito di contenuti specifici tarati su una razionale programmazione. Nel comparto marittimo, in particolare, la partita si giocherà a partire dallo sviluppo infrastrutturale delle reti di distribuzione e rifornimento dei "green fuel": oggi il GNL in via transitoria, domani l’idrogeno passando attraverso batterie e pannelli solari.

Ecco perché ritengo che gli obiettivi della transizione ecologica debbano essere definiti su basi realistiche, praticabili e concrete. Abbiamo bisogno che vengano fatte le riforme. Gli armatori che rappresento ripongono grande fiducia nel Governo Draghi che, sostenuto da una maggioranza parlamentare molto ampia, non ha più l’alibi di non fare le riforme di cui abbiamo estremamente bisogno se vogliamo diventare un paese attrattore di investimenti. Di sicuro dobbiamo poter contare sulle riforme della PA e della giustizia e soprattutto su una burocrazia efficiente capace di dare riscontro alle decisioni del Governo e su una governance del settore in grado di ridisegnare le regole del comparto in una visione più dinamica e moderna del mondo in continua evoluzione.

 

Mario Mattioli 
Presidente Confitarma

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