La crescita del Mezzogiorno è la sola strada percorribile per la tenuta finanziaria dell’Italia.
Bisogna ripartire dal Sud con un insieme di misure che permettano di cogliere finalmente l’obiettivo della coesione socio-territoriale, innescando un forte incremento del pil meridionale. Secondo l’
Unione Industriali di Napoli, il miglioramento della finanza pubblica consentirà poi di estendere le misure incentivanti a tutto il Paese. Per l’Italia, come per la stessa Europa, sono fondamentali politiche di sviluppo che recuperino la centralità dell’industria.
Gli ultimi due decenni di accelerazione dei processi di globalizzazione hanno dimostrato quanto sia stato illusorio per l’intera Europa puntare a una società post-industriale che delegasse la manifattura ai Paesi con basso costo produttivo, trattenendo sul territorio solo funzioni di ricerca e sviluppo
e produzioni di elevato valore aggiunto.
Va ridefinita con urgenza una strategia industriale senza la quale non si possono difendere né il modello di civiltà né la tenuta sociale e quindi politica europea. Questa consapevolezza non sembra essere sufficientemente presente in molti governi dei Paesi membri, nonché nella stessa
Commissione e nel Parlamento europeo. In questo necessario riposizionamento l’Italia, anche grazie all’autorevolezza del governo Draghi, può assumere un ruolo da protagonista ma solo se, svincolandosi dalla tagliola del dualismo economico e sociale Nord-Sud, risolverà anche il
problema di un anomalo debito pubblico. Il rapporto tra debito e pil, infatti, si può riequilibrare solo innalzando almeno al 70% un tasso di occupazione marcatamente inferiore alla media europea. Vanno dunque creati i presupposti per la creazione di lavoro dove oggi è carente, ossia nel Sud, area del Paese con il maggior potenziale di crescita. Abbiamo una grande opportunità per cogliere l’obiettivo. Tra Pnrr e fondi strutturali, vi è una disponibilità complessiva di risorse mai avuta in passato. Concentrare investimenti pubblici e privati nel Mezzogiorno è fondamentale.
Per rilanciare gli investimenti occorre cancellare le attuali carenze di competitività del sistema realizzando le riforme necessarie, dal mercato del lavoro alla giustizia, dalla Pa al fisco.
Occorrono inoltre politiche industriali e progetti di sistema. Vanno dunque realizzati interventi di grande portata (infrastrutture, reti, servizi) per migliorare il contesto in cui si svolgono le attività produttive, affiancando l’investimento pubblico a quello privato. Bisogna assicurare condizioni di partenza che, a cominciare dai trasporti e dalla logistica per finire ai servizi sociali e sanitari, siano
paritarie e non discriminanti per chi vive e fa impresa nel Sud.
Fondamentali sono anche la ridefinizione e la semplificazione delle misure incentivanti per gli investimenti produttivi. Occorre offrire un mix, tra sostegno finanziario, fiscalità e costo del lavoro, tale da assicurare vantaggi per l’allocazione degli investimenti non difformi da quelli di altri paesi.
In particolare, per il Mezzogiorno, si deve agire con tre finalità di massima, favorendo:
- Progetti di investimento di imprese già localizzate;
- Reshoring;
- Investimenti esteri che sappiano coniugare produzione e allocazione di centri decisionali e di ricerca.
Va razionalizzato e snellito l’attuale complesso di oltre 1250 misure agevolative, in moltissimi casi inefficaci, centralizzandone la gestione in un unico ente, dotato anche di uno sportello per il marketing territoriale e la promozione degli IDE. Alla dimensione locale andrebbero riservate
esclusivamente misure rientranti nel regime de minimis o comunque eroganti sostegni di entità limitata. In ordine ai principali incentivi si richiedono le seguenti innovazioni, integrazioni e migliorie:
A) Credito di imposta Mezzogiorno
E’ tra gli strumenti che hanno ben funzionato. Sono tuttavia necessari interventi per renderlo più funzionale ed efficace. In particolare: innalzamento del massimale fino a 20 milioni per le grandi
imprese; neutralità fiscale e cedibilità, come già avviene per altri strumenti.
B) Contratti di sviluppo
Strumento funzionale per medio/grandi progetti di investimento e programmi complessi, ma tempi e procedure non sono allineate con le necessità degli investitori.
Proposte di miglioramento: tempi di approvazione nella media europea di 3 mesi; tempi ravvicinati tra rendicontazione e approvazione; cofinanziamento dello strumento, con scorrimento graduatoria per Regione, soprattutto nel Mezzogiorno, utilizzando fondi SIE/FSC; ammissione di documenti non quietanzati alla determinazione degli stati di avanzamento lavori; premialità sull’entità dell’agevolazione nei casi in cui l’investimento comporti la localizzazione nell’area prescelta
non soltanto di un impianto produttivo, ma anche di centri decisionali e di strutture di ricerca e sviluppo.
C) Creazione di un nuovo strumento di incentivazione per start-up e investimenti di più piccole dimensioni
Per nuove iniziative/investimenti di più piccola dimensione (da 1 a 5 milioni di euro) o in start- up con l’erogazione di contributi attraverso procedure di accesso, anche con bandi, che assicurino una risposta entro 3 mesi dalla presentazione dell’istanza, sulla base di una documentazione semplificata.
D) Decontribuzione e riduzione del peso fiscale
La fiscalizzazione del 30% degli oneri sociali e la conseguente riduzione del costo del lavoro del 10% nel Mezzogiorno, misura già prevista dalla legge di bilancio 2021, deve essere applicata per un periodo di tempo congruo (7-10 anni) per ridurre il differenziale del costo del lavoro rispetto alle altre aree europee più competitive. La misura sulla decontribuzione nel Mezzogiorno va sostenuta con un forte impegno politico del nostro Paese con la Commissione europea, perché necessaria per sostenere l’occupazione al Sud.
La decontribuzione va pensata a complemento delle politiche di incentivazione: agire su più fronti potrebbe essere determinante per creare tutte le condizioni necessarie per nuovi investimenti a valore aggiunto. A questa misura vanno aggiunte le misure per gli under 35 che, al Sud, hanno una durata più lunga (48 mesi), l’azzeramento delle addizionali regionali Ires e Irap, la riduzione delle aliquote Ires per le imprese operanti nel Mezzogiorno che esportino almeno il 50% della loro produzione.
E) Detassazione utili reinvestiti
Va introdotta una detassazione degli utili reinvestiti più marcata per il territorio meridionale, con un progressivo alleggerimento della pressione fiscale su tutto il sistema produttivo del Paese.