Con circa 700 soci e una dozzina di sezioni territoriali Atena rappresenta una grande fetta della tecnologia navale italiana. Un patrimonio di conoscenze, pratiche, know how che Alberto Moroso, più giovane presidente alla guida dell’associazione, sta cercando di mettere a sistema. “L’obiettivo è quello di stringere le maglie di un network non ancora coordinato, facendo leva sulla circolazione e la valorizzazione delle idee e del lavoro portato avanti quotidianamente dai nostri associati”. Uno sforzo che al prossimo NAV di Trieste (20-22 giugno) mostrerà lo stato dell’arte del settore.
Quali saranno i principali temi della conferenza?
Si tratta del principale evento internazionale organizzato da Atena e coprirà l’intero spettro delle tematiche legate alla tecnologia navale. Dal settore commerciale a quello militare al turismo un apposito comitato scientifico ha selezionato paper e abstact provenienti da ogni parte del mondo mentre un “comitato d’onore” composto da personalità di eccellenza del mondo marittimo italiano fungeranno da “ambasciatori” della conferenza. L’evento ha già coinvolto con una serie di iniziative parallele tutta la città di Trieste che ha confermato la sua tradizionale vocazione di capitale industriale navale della penisola.
Come giudica questi primi tre anni alla guida dell’associazione?
Abbiamo profuso molti sforzi per confermare il ruolo di riferimento di Atena nella divulgazione tecnica e scientifica attraverso appuntamenti, convegni, iniziative culturali organizzati dalle nostre sedi territoriali. Grande attenzione è stata posta alle sfide emerse negli ultimi anni, come la sostenibilità ambientale, puntando a ricoprire una posizione più dinamica e propositiva per tutto il sistema. L’idea è stata quella di rinunciare a qualsiasi tentazione di autoreferenzialità per favorire un confronto continuo a tutto campo, a partire dai nostri associati.
Quali iniziative sono state messe in campo?
Di fatto Atena racchiude il know how dell’industria navale italiana. Partendo da questo presupposto ci siamo proposti come organo consultivo con l’idea di non limitarci più a recepire le decisioni in maniera passiva ma di concorrere al miglioramento dei processi decisionali. Ne è nata una serie di accordi come quello con il ministero dell’Istruzione per i progetti di alternanza scuola lavoro o quello con la Lega navale per la segnalazione dei periti per gli arbitrati. Ma l’interlocuzione è stata portata avanti anche con latri soggetti come il MIT, la Marina militare, i Propeller Club.
Qual è lo stato della ricerca navale in Italia?
Ottimo, nonostante tutti problemi del sistema Italia. Rimaniamo una delle bandiere più importanti a livello mondiale e possiamo contare su centri di eccellenza di tutto rispetto. Un solo esempio: la vasca navale universitaria più grande d’Europa a Napoli, primato che, purtroppo, non tutti conoscono. Attualmente il settore sta vivendo un momento di grande trasformazione, si pensi solo alle conseguenze dei prossimi regolamenti sui combustibili e le acque di zavorra, e il mondo della ricerca ne rispecchia l’effervescenza con una serie di studi e ricerche dedicati.
Cosa c’è nel futuro di Atena?
In ambito UNECE, la commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite, abbiamo ottenuto il riconoscimento per il CEMT, la confederazione delle società di tecnologia nazionali, che rappresentiamo. È li che si prendono le decisioni sulle questioni più importanti. E da lì possiamo proporci alle istituzioni italiane per offrire tutta la collaborazione sui dossier più delicati.
Giovanni Grande