Una delle Fiere più grandi al mondo, il Transpot Logistic Monaco di Baviera è da considerarsi certamente quella di riferimento dove è possibile trovare i maggiori players globali per confrontarsi e sviluppare nuove strategie di sviluppo.
Ne è convinto Alberto Laghezza, esperto operatore e presidente degli spedizionieri spezzini, recentemente designato dall’intero settore come rappresentate della logistica in seno a Confindustria La Spezia. PORTO&interporto lo ha incontrato presso lo stand Assoporti e gli ha rivolto alcune domande.
Cosa ci lascia l’esperienza Transpot Logistic 2019?
La logistica è un mercato in continua evoluzione ed in crescita, e al Transport Logistic si respira fermento con tante nuove iniziative. Diciamo che si ritorna a casa con un’immagine positiva e con l’idea che l’Italia debba fare di più nello scenario internazionale, cosa assolutamente necessaria. Un intero padiglione dedicato alle tecnologie, dai nuovi concetti di gestione flotte fino agli occhiali per una realtà aumentata nei magazzini con scan di barcode a… colpo d’occhio.
Ci siamo occupati e ci stiamo occupando, relativamente ai miei ruoli associativi, della Port community system che sta diventando il vero centro nevralgico del porto. In particolare qui in Fiera ho fatto uno speech proprio in merito a questa tecnologia mettendo in evidenza la centralità di questo Hub di dati che si collega poi con la logistica nazionale mettendo questo cuore informativo del porto in collegamento in prospettiva con la logistica nazionale. In questo momento riteniamo fondamentale lo sviluppo di questa infrastruttura immateriale. Il Porto della Spezia, grazie alla condivisione di tutte le componenti istituzionali e private coinvolte nel ciclo della gestione merci, si è dotata di una piattaforma informatica per lo scambio dati tra tutti gli operatori della comunità portuale, comprendendo sia le Amministrazioni Pubbliche, sia gli operatori privati.
Preparare le infrastrutture immateriali in attesa della realizzazione delle Infrastrutture materiali può essere la prossima sfida?
Penso che la sfida si articola in entrambi i campi: è inutile dare in questo momento delle priorità. Servono delle Infrastrutture immateriali e ci stiamo lavorando in maniera importante, servono però anche quelle materiali. La sfida, l’abbiamo detto tante volte, è sempre quella ovvero fare di Spezia un gateway non solo per il Nord Italia ma anche per i mercati “mitteleuropei”.
Questo significa efficienza, da un punto di vista portuale, efficienza dei controlli, efficienza nel controllo dei dati, efficienza nelle connessioni stradali e soprattutto ferroviarie, nella rete con gli interporti, attraverso i quali le merci vengono rilanciate verso i mercati europei. Tutte cose come diciamo tra addetti ai lavori, che vanno realizzate adesso.
Ultimo miglio, programmazione e criticità. Quali prospettive?
La Spezia ha la leadership della connettività ferroviaria in Italia, pur non avendo l’infrastruttura principe che sarebbe la Pontremolese ovverosia il collegamento che consentirebbe una fluida connessione tra La Spezia e il Brennero. Questo tratto di ferrovia rappresenterà un pezzo fondamentale del corridoio Tirreno-Brennero (TI-BRE) che dovrebbe connettere al centro-nord Europa i porti dell’Alto Tirreno. Al Brennero transita circa il 40% del traffico merci alpino ed è in corso di realizzazione un nuovo traforo per la linea ferroviaria che ne aumenterà notevolmente la capacità. Quindi cosa stiamo facendo alla Spezia si sta realizzando i nuovi binari in porto per avere la possibilità di formare convogli da 750 metri che consentiranno di operare treni di standard europeo.
Ma nonostante i treni merci siano obbligati, oggi, al passaggio per i nodi di Firenze e Genova ci stiamo impegnando tutti per arrivare, secondo i programmi, ad una operatività ferroviaria del 50% sul traffico totale.
Un obbiettivo veramente importante?
Certamente sarà un risultato molto importante, tuttavia da operatori spezzini non guardiamo solo ai prossimi 5-10 anni ma a una programmazione più estesa nel tempo con un orizzonte dei venti-trenta anni; in tal caso è chiaro che la connessione che ci darebbe la Pontremolese sarebbe necessaria per una adeguata penetrazione dei mercati. E’ assurdo che questa Opera abbia un percorso con mille impedimenti in quanto permetterebbe al porto di connettersi non solo ai mercati regionali dell’Emilia o di quelli più a nord ma è la condizione per connettersi con i mercati oltre il Brennero.
Cosa si aspettano gli operatori dal porto per i prossimi anni?
La Spezia ha un programma che se viene realizzato secondo il cronoprogramma che di fatto è previsto dall’Autorità di sistema e dai principali terminalisti, Contship in testa, dovrebbe portare il porto di La Spezia nel giro di cinque anni da un milione e mezzo di Teu ad una capacità di 2 milioni e mezzo di Teu ed i passeggeri da una capacità degli attuali 600.000 ad oltre il milione. Sono obiettivi molto ambiziosi che possono essere realizzati.
Ovviamente con tutte le incognite e le tempistiche della burocrazia e tutte quelle che sappiamo essere le variabili italiane, ma noi operatori dobbiamo essere il soggetto di continuo stimolo verso questi investimenti che, sia gli enti pubblici che i privati, devono realizzare, per non essere un porto di serie B. Dobbiamo essere un porto di serie A. Pertanto dobbiamo poter ospitare le Mega navi ed i flussi che le Mega navi portano e porteranno nel futuro. Abbiamo assolutamente bisogno che questo piano di investimenti venga realizzato nei tempi previsti. Saremo molto attenti ai tempi necessari, vista comunque la partecipazione importante da parte delle autorità pubbliche, con tutto quello che consegue in termini di burocrazia che non dipende dalla mancanza di volontà degli enti o delle persone ma dal sistema di complessità che abbiamo nella legislazione portuale italiana, poi chiaramente sta a noi operatori essere tanto bravi da portare i traffici.
Noi ci crediamo perché Spezia ha una grande potenzialità da esprimere.
Maurizio De Cesare