Azienda del settore portuale e della logistica specializzata nell’analisi dei processi e nello sviluppo di soluzioni di automazione e per la digitalizzazione della supply chain, l’italiana Circle ha visto confermare alla recente edizione di Transport Logistic il ruolo di rilievo assunto in questi anni nell’ambito dell’applicazione delle nuove tecnologie. Ne è testimonianza, nel ricco carniere di eventi cui la società guidata da Luca Abatello ha partecipato nel corso della Fiera di Monaco, la sezione dedicata nello stand della società a DocksTheFuture: il progetto europeo – di cui Circle è partner operativo – che ha come obiettivo quello di definire il “Porto del Futuro” relativamente alla digitalizzazione dei processi logistici e burocratici, la riduzione delle emissioni, la transizione energetica, e un più ampio percorso di innovazione legato alle tematiche di sostenibilità. “Un momento importante di riflessione e scambio di idee – sottolinea Abatello – che testimonia, qualora ce ne fosse bisogno, la crescente incidenza delle nuove soluzioni basate su IoT e big data nell’ottimizzare l’operatività del settore”.
La rivoluzione è gia qui…
I grandi cambiamenti tecnologici hanno conquistato anche chi era più restio a modificare i modelli operativi tradizionali. Terminal e transport operator sono sempre più interessati alle logiche di ottimizzazione e anticipazione proattiva delle problematiche della catena logistica che possono fornire i nuovi strumenti digitali. Che si tratti di preavvisi di arrivo, appuntamenti intermodali, check di security o di monitoraggio in tempo reale – operazione che già effettuiamo su trasporti ferroviari – è passato il messaggio del recupero dell’efficienza grazie all’uso della tecnologia.
Come si posiziona Circle in questo contesto?
È un ambito in cui siamo attivi da tempo e ci vede fiduciosi per il futuro. Solo pochi giorni fa le dogane hanno sbloccato un nuovo disciplinare per lo sviluppo dei fast corridor: questo ci permette di riprendere in mano il lavoro che avevamo sviluppo fin qui su questo particolare tema. Allo stesso tempo si stanno rafforzando le nostre collavorazioni a livello nazionale, con la partnership con RFI su alcuni progetti legati all’ultimo miglio, ed europeo con il coinvolgimento nei progetti E-Bridge e I-Rail che rientrano nel programma CEF II. Personalmente, considero i prossimi due – tre anni come un periodo fondamentale per il nostro sistema marittimo e logistico. L’arrivo di una serie di grandi opere potrà permettere, ad esempio, agli scali liguri di diventare finalmente il punto di riferimento trasportistico per il bacino dell’Europa centrale.
Quali saranno le criticità da affrontare per centrare il bersaglio?
Mi soffermerei su due aspetti: la competenza nei nodi nevralgici del settore pubblico e privato, necessità derivante dal fatto che trattiamo di argomenti complicati, che implicano un ampio grado di specializzazione; e la programmazione parallela tra opere infrastrutturale e immateriali. Lo sviluppo della dimensione tecnologica, con tempi di realizzazione più veloci rispetto alla realizzazione delle opere concrete, può rappresentare un vantaggio competitivo che non deve essere sottovalutato.
Quanto è improtante il ruolo dell’Europa nello sviluppo del settore?
Ci crediamo talmente tanto che abbiamo aperto anche una sede a Bruxelles. Credo che, al di là delle battaglie più o meno giuste sul funzionamento dell’Unione, il settore della logistica e, più in generale, il sistema Paese debba assumere un atteggiamento più propositivo ed aperto alle opportunità messe a disposizione. Il caso di E-Bridge è paradigmatico: quando ci è stato chiesto di fare una proposta, dopo la tragedia del ponte Morandi, è stato proposto un progetto coerente e funzionale e i finanziamenti sono arrivati senza nessuna difficoltà.
Giovanni Grande