Dall’analisi del fenomeno migratorio alle interrelazioni tra il Mediterraneo e le vicende dell’Alleanza Atlantica, dalla politica di vicinato dell’Unione Europea al ruolo della portualità per lo sviluppo economico presente e futuro del bacino. Sono solo alcuni dei temi del volume realizzato dal Club Atlantico di Napoli “Mediterraneo. Opportunità, criticità e prospettive”, raccolta di saggi che, come spiegato da Giosue Grimaldi, presidente del Club, “rappresenta solo il primo volume di una serie di iniziative dedicate allo studio delle principali problematiche inerenti il mare nostrum”. “Il saggio – ha affermato il presidente del Comitato scientifico del Club, in sede di presentazione dell’opera – è una considerazione comune, un ‘lavoro di squadra’ rispetto a quello che è uno degli obiettivi fondanti della nostra associazione: favorire la conoscenza delle dinamiche economiche, culturali e politiche del Bacino; tematiche – come ben noto – strettamente collegate con quelle che quotidianamente vengono discusse nelle sedi delle istituzioni europee”. Realizzato da personalità del mondo della diplomazia, dell’Università, della ricerca e dell’impresa l’iniziativa è improntata a restituire il senso della complessità delle problematiche da affrontare. “Un modo di prendere le distanze – ha sottolineato Gabriele Checchia, già presidente del Club di Napoli – da quanti ritengono che a temi complessi possano corrispondere risposte semplici”.
Ida Caracciolo (Giudice ad hoc della Corte europea dei diritti umani). “Il quadro giuridico applicabile all’immigrazione in mare è obiettivamente molto articolato poiché è formato da norme i cui oggetti e scopi non coincidono. Inoltre, alcune di queste norme, soprattutto quelle di soccorso in mare, sono de facto divenute strumentali alla tutela dei diritti umani, in particolari, alla protezione dei richiedenti asilo e similari. Si assiste allora nella prassi a due opposte tendenze; da un canto quello di considerare la UNCLOS, o più in generale il diritto del mare, come sistema autonomo e separato che esaurisce la sua funzione nel garantire l’ordine e la sicurezza dei mari e della navigazione senza che altre conseguenze ne possano essere tratte. Dall’altra, vi è la tendenza ad includere negli obblighi relativi alla ricerca e al salvataggio contenuti attinenti alla tutela dei diritti umani anche nel silenzio della norma di riferimento”.
Massimo Galluppi (Professore storia delle relazioni internazionali, Università Orientale). L’idea di un “Piano Marshall” per l’Africa, continente che al 2050 ospiterà 2,5 miliardi di persone si sta facendo strada nelle istituzioni europee. Mancano, tuttavia, al netto della ferma opposizione dei paesi del Fronte di Visegrad, orientamenti e strumenti pratici per rendere possibile questa strada. Nel frattemto “si continueranno ad immaginare nuovi strumenti da adottare e nuovi percorsi da seguire per rimpatriare i migranti economici che sono oltre l’80% di coloro che sbarcano in Europa: uomini, donne e bambini che nessuno vuole e dei quali si parla solo per dire che devono tornare dove sono venuti. Si continuerà a discutere del grande Piano, il quale, anche nel caso in cui fosse finalmente adottato e disponesse delle risorse finanziarie necessarie, manifesterebbe i suoi effetti di qui a qualche decennio”.
Massimo Lo Cicero (Economista). L’Italia deve affrontare “tre scogli complicati” per uscire dal contesto di stagnazione della produzione industriale avviato a partire dal biennio 2017-18: “nella politica, nel rapporto Nord – Sud, nella qualità e nei processi sociali che dovrebbero ricomporre il divario tra la peggiore burocrazia europea”. “Dalla divergenza il Nord e il Sud devono tornare alla convergenza: integrare export e import con le grandi banche e le grand imprese. Nel Sud, invece, bisogna anche trasformare i servizi, dal turismo alle infrastrutture e arginare la mafie ed i mercati neri. Dobbiamo portare verso i mercati finanziari la rete meridionale delle banche locali, e degli hub necessari, per allargare la circolazione della moneta e non rinchiudere quelle singole banche in se stesse”.
G.G.