L’infrastrutturazione digitale, non meno di quella materiale, come risposta per rafforzare efficienza, sostenibilità e sicurezza di uno dei sistemi marittimi più complessi della penisola. Dalla piattaforma ASTRA al progetto di un deposito GNL, i piani dell’AdSP per migliorare i collegamenti in uno dei tratti di mare più trafficati del Mediterraneo.
Le caratteristiche del traffico marittimo nello Stretto di Messina sono più uniche che rare. Dal porto omonimo, Villa San Giovanni, Reggio Calabria e Milazzo transitano ogni anno circa 12 milioni di passeggeri. Flussi di lunga percorrenza – tra i 700 e gli 800mila Tir assicurano la continuità tra la Sicilia, il Continente e viceversa – si intrecciano ad un’ampia quota di pendolarismo dovuta alla grande interazione tra le aree urbane dei due capoluoghi di provincia. Traversate brevi, circa 20-25 minuti, per un numero di collegamenti ad alta frequenza, con picchi nei periodi estivi di 100-110 toccate giornaliere. Questo in senso trasversale. C’è poi l’attraversamento longitudinale che risponde ad un’organizzazione peculiare. L’area, tramite il VTS, è in pratica gestita dall’Autorità marittima come un vero e proprio spazio aereo, con l’obbligo di pilotaggio e una minuziosa attività di monitoraggio e controllo. «Il paradosso, in questo quadro di grande complessità, è che come ente di amministrazione e gestione, per la parte di traffico che ci compete, non siamo ancora in grado di conoscere in tempo reale le operazioni di accosto di traghetti e mezzi veloci: totalmente mancanti di un sistema informativo per la segnalazione all’utenza degli arrivi, delle partenze, di eventuali ritardi». La grande sfida di Mario Mega, presidente della più giovane AdSP del paese (il Sistema portuale dello Stretto è stato insediato con tre anni di ritardo rispetto agli altri), è porre rimedio a questo stato di cose. Puntando, forte dell’esperienza maturata nel settore nel periodo passato nei porti pugliesi, sulla digitalizzazione dei servizi. «Il traguardo fissato per il termine del mio mandato è quello di trasferire in modalità “full digital” le funzioni amministrative dell’ente».
È già stato impostato il percorso?
Abbiamo cominciato a studiare insieme all’Università di Messina e al CINI, il Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica, la nuova piattaforma che abbiamo in mente. Il progetto è finanziato con 3,5 milioni, stanziati dall’avanzo di bilancio dell’ente, per lo sviluppo della prima fase. Contiamo di avviare entro l’estate lo studio di progettazione e dettaglio per poi trovare l’operatore che dovrà realizzare il servizio con la nostra supervisione e quella dell’Università. Ovviamente avere a disposizione lo strumento digitale non significa aver risolto il problema. Parallelamente si provvederà alla reingegnerizzazione dell’Autorità che va ridisegnata e orientata verso un nuovo modo di gestore le sue funzioni amministrative.
Nel frattempo è stato firmato il protocollo con le Dogane…
Un passo importante per monitorare anche il traffico commerciale. La nostra futura piattaforma integrata per la gestione dei dati, il cui nome è ASTRA (Analisi, Security, Tracking, Riconoscimento a Amministrazione) sarà costruita anche per dialogare in questa direzione. L’interoperabilità tra i Port Community System e AIDA come punto centrale per completare il processo di controllo delle merci è un fattore essenziale di sviluppo per tutto il cluster portuale.
Ogni AdSP punta a sviluppare la sua piattaforma digitale. La mancanza di coordinamento non mette a rischio la riconoscibilità tra i vari sistemi?
Va tenuto conto che ogni PSC deve per forza di cose essere realizzato in funzione delle diverse tipologie di traffico portuale: è l’unica strada per fornire servizi di qualità. Detto questo occorre stabilire modelli comuni nel trattamento delle informazioni, cataloghi informatici unici a livello nazionale. L’esempio positivo dello SPID, che a breve riguarderà anche le aziende, è quello più calzante. Deve esserci un “linguaggio comune” nell’acquisizione e nell’elaborazione dei dati provenienti dai singoli sistemi portuali affinché possano essere messi a disposizione del mondo della Pubblica Amministrazione.
Un altro tema da affidare al fantasma della cabina di regia nazionale dei porti…
C’è contezza che su questo terreno qualcosa non ha funzionato per il verso giusto. Personalmente credo che al di là della condivisione dal basso serva una strategia complessiva che come sistema delle AdSP potremmo contribuire a costruire. Nella consapevolezza, però, che i porti sono solo alcuni dei nodi logistici del sistema: è per questo credo che il MIT dovrebbe assumere una sorta di regia, facendosi supportare dal ministero dell’Innovazione. Non possiamo permetterci un sistema avulso dai nuovi scenari verso cui va la digitalizzazione del Paese.
Dalle infrastrutture digitali a quelle materiali. Quali sono i progetti dell’AdSP?
L’obiettivo anche in questo caso è migliorare la qualità dei servizi a operatori e utenti. Negli anni è stata posta poca attenzione ai passeggeri. Chi arriva via treno a Villa San Giovanni affronta una sorta di avventura: manca una Stazione Marittima, il trasferimento verso i mezzi avviene sul filo di banchina senza riparo dalle intemperie. Lavoreremo a una serie di interventi prioritari per migliorare sia l’accoglienza sia la riorganizzazione degli spazi. Sul medio termine, attraverso il Piano Regolatore Portuale, si cercherà di aumentare in maniera sensibile la capacità di attraversamento dello Stretto, in particolare per i Tir. Un autotrasportatore che deve andare dalla Sicilia al Continente, e viceversa, è costretto ad aspettare fino a 2-3 ore per 20-25 minuti di traversata. Anche nella prospettiva lunga di un attraversamento stabile dello Stretto, sia esso ponte o tunnel sottomarino, il trasporto via mare, lo confermano esperienza simili a livello internazionale, non verrà meno. Anzi dovremo differenziare l’offerta, magari aumentando collegamenti e abbassando se possibile i costi.
Quali sono gli impegni prioritari per il 2021?
Dobbiamo recuperare un gap di tre anni rispetto alle altre AdSP. Abbiamo necessità di rendere disponibile una serie di progettualità per non compromettere i finanziamenti. Nel Bilancio 2021 abbiamo usato parte dell’avanzo, quasi 9 milioni, per la creazione di un fondo interno di progettazione. Nei prossimi due anni avvieremo le procedure per una serie di interventi da portare a compimento e cantierabilità per accedere alle risorse. Tra le iniziative mi piace sottolineare il ruolo che intendiamo svolgere per consentire la transizione energetica dell’area dello Stretto.
In che modo?
Nel PNNR ha già trovato posto il nostro progetto per la realizzazione di un deposito costiero di GNL nell’area a Sud di Messina. L’obiettivo è quello di fornire un servizio a tutte quelle unità da crociere o traghetti che già utilizzano questo tipo di carburante e mettere a disposizione della Sicilia una infrastruttura di primaria importanza per lo sviluppo di una rete di distribuzione stradale. Partirà a breve un avviso pubblico per affidare l’incarico sulla fattibilità del progetto: il primo passa sarà individuare l’area più adatta sotto l’aspetto logistico e dell’impatto con il territorio.
Cosa è previsto per Milazzo?
Stiamo parlando di un importante hub per le Eolie attraverso cui transitano quasi due milioni di passeggeri l’anno. L’intenzione è quella di valorizzare questa funzione cui si aggiunge quella del diportismo internazionale. Lavoreremo con le due provincie per rinnovare l’offerta turistica di un territorio ricco di cultura e di attrazioni paesaggistiche puntando al crocierismo tradizionale e luxury e sul settore dei grandi yatch. Approdi sicuri, servizi di qualità saranno il primo passo per trattenere questo tipo di utenza sui nostri territori.
Giovanni Grande